Fraternità sotto il cielo, come un fuoco che non si spegne
C'è un vento che soffia più forte in certi giorni. Lo senti passare tra i fazzoletti colorati, tra gli zaini un po’ troppo carichi, tra le tende ancora da piantare e le mani che si tendono per aiutare. È il vento dello spirito scout, quello che non si vede ma si sente. Quello che ti ricorda che non sei solo in cammino, ma parte di un sentiero condiviso.
Il San Giorgio è questo: un appuntamento che non ha bisogno di troppe spiegazioni, perché parla con il linguaggio semplice delle cose belle e autentiche. E quest’anno, tutte le squadriglie della Zona "Gravine Joniche" si sono riunite per celebrarlo insieme. È stato più di un evento: è stato un abbraccio tra storie diverse, un intreccio di sguardi e di canti, una prova vivente che la fratellanza non è un’idea vaga, ma un’esperienza concreta.
Camminare insieme, mangiare insieme, ridere sotto la stessa pioggia (o sotto lo stesso sole cocente), è un rito che scolpisce l’anima. Ogni squadriglia ha portato qualcosa di sé: un simbolo, una storia, un urlo, una preghiera. E come in un grande cerchio, tutte queste voci si sono alzate come una sola. Nessuno era in più, nessuno era in meno.
Tra le squadriglie presenti, anche i miei Falchi hanno alzato con fierezza la loro voce. Nel ruolo di vice capo squadriglia ho vissuto questa esperienza con uno sguardo più profondo, più consapevole. In mezzo a tutto quel fermento di volti, tende e urla, mi sono sentito partecipe di qualcosa di grande. Qualcosa che solo la vita di squadriglia sa dare: quella complicità fatta di fatica condivisa, quella forza silenziosa che nasce dalla fiducia reciproca, quella libertà vera che si prova solo quando si impara a camminare insieme.
C’era l’orgoglio delle Aquile, la grinta dei Leoni, la fantasia delle Volpi e la pazienza dei Castori. Ma più di tutto, c’era quella cosa che gli adulti fanno fatica a definire ma che i ragazzi riconoscono subito: l’Amicizia. Quella con la A maiuscola, che nasce in silenzio e cresce tra una legatura ben fatta e un biscotto condiviso con un amico.
Il nostro San Giorgio è stato anche un tempo di riflessione. Perché ogni tanto fa bene fermarsi, alzare gli occhi e ricordare che San Giorgio, il cavaliere coraggioso, non era un eroe solitario. Era uno che lottava per il bene, per la luce, per liberare chi era oppresso. Ed è esattamente ciò che siamo chiamati a fare anche noi, ogni giorno, nel nostro piccolo.
Il fuoco serale, acceso con cura e protetto come una reliquia viva, ha raccolto attorno a sé centinaia di volti illuminati dalla fiamma e dalla gioia di sentirsi parte di qualcosa di più grande. Nessuno, guardando quel fuoco, poteva sentirsi estraneo. E mentre le scintille salivano verso il cielo, sembrava quasi che anche le stelle volessero partecipare.
E se oggi, tornando a casa, abbiamo lo zaino più pesante, è solo perché è pieno di ricordi che ci scaldano il cuore. Perché essere scout, in fondo, è tutto qui: portare nel mondo quella piccola luce che si è accesa in mezzo a un prato, sotto la luna piena, mentre cantavamo insieme a chi, magari, il giorno prima nemmeno conoscevamo.
Buona Caccia, a tutti noi.